Chi siamo

I S M E O — Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente

L’Associazione ha lo scopo di svolgere programmi di studio, formazione e ricerca relativi alle culture e ai Paesi dell’Asia e dell’Africa e alle loro interazioni con il bacino mediterraneo. A tal fine, promuove e sviluppa rapporti culturali, scientifici e di cooperazione con singole istituzioni ed entità nazionali e internazionali. In particolare, ISMEO predispone e realizza programmi di studi e di ricerche; promuove iniziative di collaborazione culturale e scientifica attraverso scambi di informazioni, esperienze e conoscenze tra studiosi ed esperti, anche attraverso l’organizzazione di convegni, conferenze ed esposizioni; realizza progetti di cooperazione, di consulenza e di assistenza, con particolare riferimento alla conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale ed ambientale dei Paesi sopra menzionati e, in tale quadro, effettua missioni, viaggi di studio e campagne archeologiche in detti Paesi; acquisisce e conserva ogni tipo di documentazione sul patrimonio storico, artistico, culturale ed ambientale relativo a detti Paesi; svolge attività editoriale in proprio o in collaborazione con altri enti o case editrici; organizza scuole per l’insegnamento delle lingue e culture relative ai Paesi di cui si occupa; promuove, progetta, organizza, e gestisce anche su commessa o sulla base di appositi finanziamenti, corsi di formazione e di specializzazione, attività formative e seminariali, nelle discipline di sua competenza; stipula convenzioni e conclude intese per attività in comune con università, accademie, istituzioni culturali e di ricerca italiane e straniere, nonché con organismi internazionali e altri enti, associazioni ed organismi italiani o stranieri nei settori delle proprie attività; presta assistenza culturale all’inserimento degli immigrati nella società italiana, offrendo opportuna collaborazione agli enti territoriali preposti a tale compito; istituisce premi e borse di studio; istituisce sedi in Italia e all’estero.

 

Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente
IBAN IT75V0200805052000102392454 UNICREDIT

Le istituzioni a cui ci ispiriamo:

L’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente – IsMEO

L’idea di creare un istituto dedicato principalmente alle relazioni culturali tra l’Italia e i paesi asiatici, e in un primo momento in particolare verso l’India, nacque grazie ai colloqui avuti da Giuseppe Tucci con varie personalità nel corso del suo soggiorno come insegnante nelle università di Shantiniketan, Dhaka e Kolkata, tra il 1925e il 1931. L’idea trovò in Italia terreno fertile nell’ambiente governativo, e grazie anche all’appoggio del filosofo Giovanni Gentile l’Istituto italiano per il Medio ed Estremo oriente aprì i battenti alla fine del 1933. Nel febbraio del 1934 Tucci, che ne era uno dei due vice-presidenti, tenne una conferenza intitolata “L’Oriente nella cultura contemporanea” che era, di fatto, il programma politico dell’Istituto. In esso, Tucci mise lucidamente in evidenza la necessità di reimpostare interamente la nostra mentalità nei confronti dei popoli orientali, criticò l’impostazione accademica degli studi orientalistici, e pose la reciproca comprensione a fondamento ineludibile delle relazioni economiche e politiche.

Sino allo scoppio del secondo conflitto mondiale, l’IsMEO organizzò principalmente corsi di lingue e scambi di docenti, distribuì borse di studio, e curò la pubblicazione di periodici destinati ad un pubblico colto ma non specialista, come Asiatica e Yamato. Fu inoltre aperto un piccolo museo di arte orientale, che cessò nel 1944, quando l’attività dell’Istituto venne sospesa. Alla ripresa delle attività, nel 1947, sotto la presidenza di Tucci, l’Istituto ampliò rapidamente il suo campo di azione, organizzando anche spedizioni scientifiche in Tibet (1948) e Nepal (1952 e 1954), e dal 1955 stringendo accordi con i governi del Pakistan, dell’Afghanistan e dell’Iran per l’apertura di cantieri di scavo archeologico e di restauro monumentale in alcuni dei siti storicamente più significativi, come la valle dello Swat, Ghazni, Isfahan, Persepoli. Accordi che negli anni a venire sarebbero stati stretti anche con altri paesi, tra cui il Nepal, la Thailandia, l’Oman, lo Yemen, il Turkmenistan, facendo dell’Istituto un punto di riferimento essenziale per le attività italiane di ricerca in Asia. Grazie ai reperti provenienti dagli scavi, in accordo con il Ministero della Pubblica Istruzione, fu inoltre promossa l’istituzione del Museo Nazionale d’Arte Orientale (1957). Nel 1995, per ragioni di bilancio, l’Istituto venne fuso con l’Istituto Italo-africano, dando vita all’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente.

Restauro di un colonnato a Persepoli
Giuseppe Tucci consulta la biblioteca privata del ministro delle finanze del Tibet (Chushul, 1948)
La spedizione Tucci sul passo di Rohtang (Himalaya indiano), 1933
MIang (Tibet occidentale) Giuseppe Tucci riordina le pagine sciolte di libri recuperati in un deposito (1933)

ISTITUTO ITALO-AFRICANO

Copertina della Rivista ‘Africa’

Le origini dell’Istituto Italo-Africano risalgono al 1906 quando venne creato un Istituto Coloniale Italiano, poi trasformato in Istituto Italiano per l’Africa nel 1947. Divenuto Istituto Italo-Africano nel 1971 da allora l’ istituzione   ha svolto una fondamentale attività in tutti i settori dell’africanistica con una particolare attenzione rivolta alle scienze umane e sociali. La prestigiosa sede dell’Istituto nel palazzo di Via Aldrovandi a Roma è stata il centro di intensa attività culturale anche grazie al ricchissimo patrimonio bibliografico raccolto nella Biblioteca. Assai stretti i rapporti e gli scambi intrattenuti con i paesi del Continente africano attraverso missioni di studio e corsi linguistici, questi ultimi organizzati presso la sede romana. Grazie a questa attività l’Istituto è stato per anni il punto di riferimento di ricercatori di nazionalità africana che soggiornavano a Roma per periodi di studio. Particolarmente efficace l’attività dell’Istituto durante la presidenza di Tullia Carettoni che lo ha diretto fino alla sua confluenza nel nuovo organismo, l’IsIAO, creato nel 1995 con la Legge n. 505.

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Durante la presidenza Carettoni divenne usuale celebrare la “Giornata dell’Africa” presso la Sede di Via Aldrovandi con la partecipazione del Presidente della Repubblica Italiana e gli ambasciatori dei Paesi Africani. L’ampio spettro di competenze coperto dall’Istituto Italo-Africano è stato efficacemente rappresentato nella Rivista “Africa”, rivista internazionale volta a promuovere la collaborazione tra studiosi italiani e africani nella ricerca e sul piano operativo, a cui hanno partecipato i più competenti studiosi italiani e stranieri nel campo dell’Africanistica, dalla storia, alle istituzioni politiche e giuridiche, alla etnologia, alla archeologia e antropologia.

L’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente – IsIAO

L’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente viene istituito con Legge n. 505 del 1995 per massimizzare le iniziative e le risorse nazionali nel campo d’azione dei precedenti Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente e Istituto Italo-Africano. La sua attività prosegue nel solco tracciato dagli istituti da cui ha tratto vita, promuovendo i rapporti culturali dell’Italia con i paesi di questi due continenti attraverso conferenze internazionali, mostre, pubblicazioni, scavi archeologici, cantieri di restauro e progetti di ricerca di carattere storico, linguistico e filologico. Nonostante le difficoltà poste dalla mutata situazione internazionale, l’Istituto si sforza di mantenere in vita le attività scientifiche italiane in aree quali il Pakistan e l’Afghanistan, oltre ad allargare le iniziative archeologiche a diversi stati centro-asiatici e caucasici nei territori appartenuti all’Unione Sovietica. Anche in Africa nuove ricerche vengono incoraggiate soprattutto nei paesi dell’Africa mediterranea -Egitto e Libia- e in Etiopia, mentre proseguono attività di studio e di formazione rivolte alla Africa occidentale. L’Istituto sconta tuttavia un atteggiamento politico nazionale mutato rispetto ai decenni precedenti, che non vede più nella cultura uno strumento utile al perseguimento di vantaggi diplomatici e/o economici. Si arriva così – dopo una rilevante diminuzione progressiva di contributi pubblici – ad una serie di iniziative volte al suo commissariamento e alla sua chiusura, che verrà realizzata nel novembre del 2011 con la messa in liquidazione amministrativa coatta.

Copertina della Rivista ‘East&West’
Shahr-e Sukhte, veduta generale dello scavo
Ghazni (Afghanistan), restauro conservativo nella corte del palazzo di Mas’ud

Membri del direttivo

FOTO ROSSI NEW

Adriano Valerio Rossi

Presidente

Adriano Valerio Rossi (Roma, 1947) è un linguista, filologo e iranista italiano.

Professore di Filologia Iranica presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, è attivo nella ricerca italiana sulle lingue iraniche. Ha studiato lingue, storia e civiltà del Vicino Oriente antico e moderno all’Università di Roma, sotto la guida di A. Bausani, A. Pagliaro, W. Belardi, G. Cardona, S. Moscati, G. Castellino, M. Liverani, G. Garbini, S. Mazzarino e G. Pugliese Carratelli, acquisendo contemporaneamente una vasta formazione negli studi classici e filosofici. Dal 1980 è professore straordinario (dal 1983 ordinario) di Linguistica Iranica, poi Filologia Iranica, all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”. Ha diretto il Centro di Lessicografia Asiatica dell’Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente (poi Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente) dal 1984.

Nel quadro dei suoi interessi relativi alla lingua baloci, negli anni Ottanta è stato direttore del Progetto di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN) Etnolinguistica dell’Area Iranica, il primo di carattere etnolinguistico nella storia dei PRIN. Dirige il progetto internazionale volto alla stampa del primo dizionario etimologico della lingua baloci (A Balochi Etymological and Comparative dictionary) ed è fondatore e direttore della [Newsletter of] Balochistan studies. Dal 1998 ha diretto come Principal Investigator sei PRIN su temi di linguistica iranica (etimologia baloci e favolistica iranica) ed epigrafia antico-persiana. Si è interessato (con oltre 150 pubblicazioni) di (etno)linguistica storica e descrittiva (antico-persiano, elamico, partico, medio-persiano, sogdiano, curdo, baloci, farsi, brahui, urdu), storia politica del subcontinente indiano e dell’Asia orientale. Dai primi anni 2000 dirige il progetto internazionale DARIOSH (= Digital Achaemenid Royal Inscriptions Open Schema Hypertext) per l’archiviazione digitale e una nuova edizione commentata delle iscrizioni reali achemenidi.

È stato Direttore del Dipartimento di Studi Asiatici (1987-1988), Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia (1990-1992), Prorettore (1987-1988) e Rettore (1992-1998) all’Orientale di Napoli, dove è attualmente il decano del corpo accademico, e dove dirige il Dottorato di ricerca Turchia, Iran, Asia centrale. Ha rappresentato l’Italia nell’Asia-Europe Foundation (ASEF) dalla sua fondazione (1997) al 2004. È membro di consigli scientifici di periodici e serie monografiche, tra cui Acta Iranica (Leuven, Peeters), Iran & the Caucasus (Leiden, Brill), Ancient Iranian Studies Series (Centre for the Great Islamic Encyclopaedia, Tehran), Balochistan Review (Quetta), Middle Persian Dictionary Project (Gerusalemme), Annali Serie Orientale (Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo, Orientale di Napoli), Scritture di storia (ESI, Napoli) e Mezzogiorno e Europa (Napoli), nonché di accademie e società scientifiche, tra cui l’Accademia nazionale dei Lincei e la Balochi Academy (Honorary Member). Dall’11 marzo 2016 è presidente di ISMEOAssociazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente (“nuovo ISMEO”) con sede a Palazzo Baleani, Roma.

5 Mastrobuoni foto

Pio Mastrobuoni

Vice-Presidente

Nato a Latronico (Pz). Laureato in giurisprudenza nell’università Federico II di Napoli. Giornalista professionista. Corrispondente dell’Agenzia Ansa a Bruxelles dal 1967 al 1975, quindi Inviato Speciale di politica estera della stessa agenzia sino al 1989. Da quell’anno al 1992 portavoce del governo pentapartito (DC, PSI, PSDI, PLI e PRI) guidato da Giulio Andreotti. Rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel CDA dell’IsMEO. Consigliere d’amministrazione dell’IsIAO di cui nel 2008 assume la carica di vice presidente. Autore di numerosi articoli e saggi, ha pubblicato tra gli altri Cento punture di spillo, Roma, Memori, 2005 e “Il caleidoscopio islamico”, in Il fondamentalismo islamico, Roma, IsIAO, 2006.

Foto Anna Filigenzi

Anna Filigenzi

Vice-Presidente

Anna Filigenzi è professore associato di archeologia e storia dell’arte dell’India presso l’università di Napoli “L’Orientale”. Dal 1984 è membro della Missione Archeologica Italiana in Pakistan e dal 2003 direttrice della Missione Archeologica Italiana in Afghanistan. È autrice di numerose pubblicazioni su temi di archeologia e storia dell’arte del Subcontinente indiano e dell’Asia Centrale, discipline sono anche oggetto della sua attività didattica. Campi di ricerca: iconografia e architettura Buddhista, specialmente di periodo gandharico e post-gandharico; contatti culturali tra Pakistan settentrionale, Kashmir, Himalaya Occidentale e Xinjiang, con particolare riguardo allo sviluppo e circolazione di forme di arte visiva e all’intreccio tra cultura religiosa, politica e società civile.

Foto Sergio Ferdinandi

Sergio Ferdinandi

Vice-Presidente

Sergio Ferdinandi, archeologo medievista, è dirigente generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Ha ricoperto numerosi incarichi istituzionali nel ruolo di Capo di Gabinetto, direttore di strutture e componente di staff, in particolare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero della difesa ed il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. È Specialista di incastellamento e architettura militare soprattutto dell’Oriente romano-bizantino e crociato. Già esperto della Commissione Nazionale Italiana UNESCO, Ispettore onorario della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma e componente del Consiglio Superiore per i beni e le attività culturali e paesaggistici del Ministero del Cultura è membro di diverse società e istituzioni scientifiche internazionali. Conduce ricerche ed investigazioni archeologiche con istituzioni accademiche nazionali ed internazionali nell’area del Mediterraneo con particolare riguardo alla regione Siro-palestinese. Oltre a collaborare con diverse missioni internazionali in particolare in Africa e in Medio Oriente, dirige in Armenia la Missione archeologica internazionale di Aruch e dell’Incastellamento della Via della Seta in epoca tardo-antica e medievale.

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Barbara E. Barich

Dopo gli studi in  Archeologia alla Sapienza di Roma e Specializzazione in Paletnologia presso la Scuola Nazionale (relatore Salvatore Puglisi), dai primi anni 1970 ha iniziato l’attività sul terreno in Nord Africa, Vice-Direttore della Missione Archeologica dell’Università Sapienza nel Sahara Libico (Tadrart Acacus). Dapprima Ricercatore e dal 1994 Professore Associato presso il Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza, risultata vincitrice del concorso nazionale per la Cattedra di Etnografia Preistorica dell’Africa, ha insegnato nei corsi di Laurea Triennale e Magistrale e in quelli della Scuola Nazionale (poi di Specializzazione) di Archeologia e della Scuola in Archeologia Orientale. Membro del collegio docenti del Dottorato di Ricerca in Archeologia della Università Sapienza e di quello in Africanistica presso l’Università di Napoli “L’Orientale”, ha contribuito all’istituzione del “Certificat International en Archéologie Africaine” (Master europeo Socrates) presso l’Université Libre di Bruxelles e insegnato ai corsi dal 1994 al 2002. Ha fondato la “Missione Archeologica Congiunta Italo-Libica nel Jebel Gharbi” e la “Missione Archeologica Italiana nell’Oasi di Farafra” (questa oggi organizzata nel contesto ISMEO) ottenendo finanziamenti della Sapienza, del MAE, CNR e del Ministero dell’Università e Ricerca (Progetti MIUR e FIRB). Membro del Consiglio Scientifico dell’Istituto Italo-Africano e poi dell’ISIAO e di altre Associazioni Nazionali e Internazionali, è autrice di oltre 180 pubblicazioni, tra monografie e articoli scientifici.Nel dicembre 2022 è stata cooptata a far parte, come accademica emerita,  della  “International Academy of Prehistory and Protohistory” (Parigi) ed è stata successivamente votata  a ricoprire la carica di Vice-Presidente dell’Accademia per il collegio dei preistorici.

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Giorgio Banti

Giorgio Banti, nato a Roma (1949), si è formato nelle Università di Pisa e di Roma “La Sapienza”. È stato professore ordinario dal 1997 fino alla sua andata in pensione presso l’Università di Napoli “L’Orientale”, insegnandovi Linguistica generale e Glottologia e, dal 2009, anche Lingua e letteratura somala. Dal novembre 2014 all’ottobre 2019 è stato Pro-Rettore Vicario del suo Ateneo. Ha insegnato a Roma, Cassino e Potenza prima di prendere servizio a Napoli, oltre che in diverse università estere, tra le quali Amburgo, Bayreuth, Zurigo, Addis Abeba, Djibouti, e la ex Università Nazionale della Somalia a Mogadiscio. Dal 1979 ha condotto ricerca sul campo in linguistica, letterature orali, e manoscritti e pubblicazioni ‛aǧamīnei paesi di lingua somala, oltre che in Etiopia, Eritrea e Sudan. Ha fatto parte del Consiglio scientifico dell’IsIAO dal 1997 per diversi mandati. Ha lui si devono alcuni studi monografici e diverse altre pubblicazioni su argomenti che spaziano dalle lingue e letterature cuscitiche (soprattutto somalo, oromo e saho). alla linguistica storica del cuscitico, la lingua e letteratura hararina antica, e la lingua e la letteratura nara. In aggiunta a queste tematiche legate al Corno d’Africa, ha anche pubblicato sulla sintassi dell’antico indiano, del greco antico e dell’arabo classico. Per alcuni anni si è anche occupato di LADO, un settore specifico della linguistica giudiziaria, per conto di una società olandese. Il 20 giugno 2001 gli è stato insignito dall’Accademia Nazionale dei Lincei il Premio “Giorgio Maria Sangiorgi” per la Storia e l’Etnologia dell’Africa.

Foto Antonia Soriente

Antonia Soriente

Antonia Soriente è professore associato di Lingua e letteratura indonesiana al Dip. Asia, Africa e Mediterraneo dell’Univ. degli studi di Napoli ‘L’Orientale’. Laureatasi in Italia, ha continuato la sua carriera accademica in Indonesia dove ha conseguito il Master e successivamente in Malesia dove ha ottenuto il dottorato in Linguistica sulla classificazione delle lingue Kenyah del Borneo. Ha lavorato in precedenza per più di dieci anni presso Max Planck Inst. for Evolutionary Anthropology e attualmente è research fellow a ILCAA della Tokyo Univ. of Foreign Studies e membro del comitato di redazione NUSA (Linguistic studies of languages in and around Indonesia). Le sue ricerche si sono incentrate sulla documentazione e descrizione delle lingue e tradizioni orali Kenyah e Punan del Borneo, della linguistica applicata, (bilinguismo e acquisizione del linguaggio infantile) oltre che su problematiche relative alla letteratura contemporanea indonesiana di cui ha tradotto varie opere.

2 Ciarla

Roberto Ciarla

Roberto Ciarla, archeologo, è dottore di ricerca in ‘Lingue, Culture e Società Orientali’ presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, si è laureato con lode in ‘Lingue e Letterature Straniere Moderne’ e in ‘Lettere-Archeologia’ presso l’Università di Roma ‘La Sapienza’. Diplomato in ‘Lingua e cultura cinese’ presso l’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente-Is.M.E.O. e l’Istituto di lingue di Pechino. Ha partecipato a progetti di ricerca archeologica in Italia, Turchia, Egitto, Kuwait, Oman, Pakistan, Cina, Indonesia e Thailandia. È stato team leader del progetto della Banca Mondiale ‘Sichuan Province Cultural Heritage Strategic Masterplan’, e membro del gruppo di coordinamento e docente del progetto di cooperazione Italia-Cina ‘Istituzione del Centro di Xi’an per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali’ (prov. di Shaanxi, RPC) finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Dal 1982 al 2017 ha prestato servizio presso l’ex Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘G. Tucci’ (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) come curatore delle collezioni d’arte dell’Asia orientale. Dal 1987 al 2020 è stato co-direttore del progetto Italo-Thai ‘Lopburi Regional Archaeological Project’. È socio fondatore dell’ISMEO e membro eletto del suo consiglio direttivo. Principali campi di ricerca: preistoria e protostoria dell’Asia orientale e del Sudest asiatico continentale; cultura materiale e suoi processi di produzione; modi e mezzi di circolazione/scambio di tecnologie e beni tra Cina e Sudest asiatico continentale. Ha estensivamente pubblicato lavori scientifici specialistici e divulgativi relativi ai campi di ricerca che gli sono propri.

4 Lazzari

Alessandra Lazzari

Laureata in Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico presso l’Università di Roma La Sapienza, dal 1985 è ricercatore presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Tecnologie Applicate ai Beni Culturali (oggi Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale) e responsabile della biblioteca dell’istituto. Specialista delle culture dell’età del Bronzo dell’Asia Media e penisola Araba ha partecipato a missioni archeologiche nel Vicino Oriente, penisola Araba, Asia Centrale, Iran e Italia, organizzate da Sapienza, IsMEO, CNR e CNRS. Ha diretto il laboratorio archeologico congiunto CNR – Università di Shiraz “The Face of Fars. An Archaeological Survey of the Main Sasanian Monuments in the Cradle of Empire”. Esperta di informatizzazione di dati archeologici e creazione di banche dati ha curato la realizzazione di archivi di materiali da missioni in Asia, nonché progetti di integrazione di tecniche avanzate di rilevamento, metodologie geofisiche, GIS e modelli numerici per la conoscenza dei siti archeologici. È co-autrice con M. Vidale del volume “Lapis Lazuli Bead Making at Shahr-i Sokhta”, che nel 2019 ha ottenuto il World Award for Book of the Year of Islamic Republic of Iran. Si dedica contestualmente a studi sulla percezione dell’esotico nel fumetto italiano.

3 Vidale

Massimo Vidale

È membro del Consiglio Direttivo dell’ISMEO dal 2020. E’ stato Research Fellow alla Smithsonian Institution (Washington DC, USA) e per buona parte della sua carriera archeologo presso l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma (Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo). Già professore a contratto alle Università di Genova, Roma, Bologna e Padova, attualmente è Professore Associato al Dipartimento dei Beni Culturali di quest’ultimo Ateneo, dove insegna Archeologia Orientale e Metodologia della Ricerca Archeologica. Ha effettuato numerose campagne di ricerca in Pakistan, India, Iran, Iraq, Turkmenistan, Eritrea, Tunisia, e in Italia, e condotto diversi progetti di ricerca archeometrici in laboratorio. Attualmente dirige la Missione Archeologica Italiana dell’ISMEO nell’Iran sud-orientale.

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DOVE SIAMO

L’associazione ha sede in Roma, Corso Vittorio Emanuele II, 244 – Palazzo Baleani – Secondo piano.

 

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