The Sacred Landscape of the Saryarka Region: collective monography (Sakral’nyy landshaft Saryarki: Kollektivnaya monografiya)

The Sacred Landscape of the Saryarka Region: collective monography (Sakral’nyy landshaft Saryarki: Kollektivnaya monografiya)

Nur-Sultan 2020
autori: Maral K. Khabdulina, Daniyar T. Tleugabulov, Azamat T. Dokumbaev, Tatyana V. Koshman, Gul’zad K. Bukesheva, Kamila S. Saparova, Akerke M. Gaysa, Gian Luca Bonora
in co-edizione con il Ministero dell’Educazione e della Scienza della Repebblica del Kazakhstan, l’Università nazionale Euroasiatica “L.N. Gumilev” e l’Istituto di Archeologia “K.A. Akishev”

 


 

Il paesaggio sacro del Saryarka

 

La monografia “Il paesaggio sacro del Saryarka nel contesto archeologico: genesi, tipologia, semantica”, pubblicata nella primavera del 2021 a Nur-sultan, capitale della Repubblica del Kazakhstan, raccoglie i contributi di otto autori per un totale di 218 pagine di testo, foto a colori e disegni in bianco e nero. Nove capitoli preceduti da un’introduzione e chiusi da un capitolo di conclusioni, descrivono le ricerche archeologiche, storiche ed etnografiche che la Missione Archeologica Italiana in Kazakhstan ha condotto negli anni 2018-2020 in stretta collaborazione scientifica e tecnica con i colleghi dell’Istituto di Archeologia “K.A. Akishev” e gli studenti dell’Università Euroasiatica “L.Gumilev”. Entrambe le istituzioni si trovano a Nur-sultan.

Tutte le attività sono state condotte sulla base di un Accordo di Cooperazione Scientifica della durata di 4 anni, firmato nell’autunno del 2017 dal Direttore dell’Istituto di Archeologia “K.A. Akishev”, Dott. Maral K. Khabdulina, e dal Presidente dell’ISMEO (Associazione Internazionale di studi sul Mediterraneo e l’Oriente) di Roma, Prof. Adriano V. Rossi. La Missione Archeologica Italiana in Kazakhstan gode anche di un finanziamento del Ministero degli Affari Esteri e del prezioso aiuto e sostegno dell’Ambasciata Italiana a Nur-sultan.

La regione del Saryarka settentrionale, ovvero l’ampio territorio che circonda la capitale della Repubblica del Kazakhstan, è stato l’obiettivo principale delle ricerche. In particolare, grande attenzione è stata rivolta verso due territori separati tra loro: il corso superiore del fiume Ishim e la zona dei laghi Tengiz-Korgalzhyn formati dal corso inferiore del fiume Nura. Il progetto ha confermato che il Saryarka settentrionale ha svolto nel corso di diversi millenni di storia la funzione di paesaggio dalle caratteristiche speciali e uniche, reso sacro da costruzioni architettoniche, modificazioni del territorio e da alleanze socio-politiche che i gruppi etnici più antichi e di epoca medievale hanno qui attuato per il loro benessere. Il paesaggio sacro è uno spazio geografico e culturale trasformato dall’attività spirituale di generazioni di persone che hanno lasciato tracce della loro vita sotto forma di oggetti di culto. L’espressione materiale del paesaggio sacro, oggetto di ricerca da parte di molti studiosi del passato, sono i monumenti archeologici sotto forma di rovine, resti di antiche città, templi, santuari, tombe e sepolcreti, fonti e sorgenti, pitture rupestri. Si tratta, quindi di siti che fungevano sia da luoghi a carattere residenziale, commerciale e socio-politico ma anche da luoghi di culto e spazi destinati a pratiche rituali.

Il Saryarka è un’enorme regione geografica posta nella parte centro-settentrionale del Kazakhstan e che occupa la zona settentrionale della regione amministrativa del Kazakhstan Centrale e la parte meridionale della regione amministrativa di Akmola. Il Saryarka è costituito da una straordinaria varietà di paesaggi diversi: ecosistemi prativi e di pascolo, zone di steppa arida o pre-desertica, altopiani con rilievi bassi e piatti, pianure lungo i percorsi fluviali come lo Zhabay e il Karasu. La variabilità del paesaggio ha determinato l’originalità e l’eterogeneità dei processi culturali e storici avvenuti nel corso dei millenni, la direzione dei legami culturali e la comparsa di numerose e differenti tradizioni sociali e culturali.

La diversità tematica dei nove capitoli della monografia riflette gli importanti risultati del lavoro svolto. Il volume può essere suddiviso in tre sezioni: l’analisi del concetto teorico di “paesaggio sacro”, le indagini sul campo delle più significative zone sacre individuate nei tre anni di ricerca e una descrizione dei percorsi di esplorazione lungo la steppa del Saryarka. La seconda sezione della monografia include inoltre i risultati degli scavi archeologici effettuati nel triennio: lo scavodel tumulo regale del cimitero di Kuygenzhar, sul limite meridionale di Nur-sultan, dell’insediamento stagionale occupato da Kazakhi di epoca contemporanea (XIX secolo) di Sarkyram e lo scavo del cimitero medievale di Kishi Mailan.

Il primo capitolo della monografia “Attività svolte nel triennio 2018-2020”, contiene una descrizione dei lavori e delle ricerche sul campo che i membri della Missione hanno svolto nel Saryarka settentrionale. La maggior parte dei siti rinvenuti e studiati (più di 100) è stata descritta in dettaglio e mappe, fotografie (sul campo, dal drone e satellitari) e disegni sono stati aggiunti a corredo delle informazioni testuali, così come informazioni e dati tratti da pubblicazioni del passato sono state utilizzate per comprendere e meglio definire il livello di conservazione e/o distruzione del sito archeologico studiato.

Le esplorazioni nella zona dei laghi Tengiz-Korgalzhyn e lungo il corso inferiore del fiume Nura hanno evidenziato quanto ricca di monumenti sia tale regione, principalmente di siti storici di epoca contemporanea: si tratta di grandi insediamenti occupati tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo da allevatori kazakhi disposti lungo le rive di piccoli laghi d’acqua dolce.

Il secondo capitolo “Caratteristiche fisiche e geografiche e tipologia dei paesaggi culturali del Saryarka settentrionale” descrive le caratteristiche fisiche e geografiche della regione del Saryarka, soffermandosi sul concetto di paesaggio sacro inteso come territorio naturale contraddistinto da processi geologici e modificato dall’uomo per finalità socio-culturali e politiche.

Il terzo e il quarto capitolo della monografia contengono l’analisi delle problematiche e questioni teoriche del processo di sacralizzazione dei paesaggi sia in Europa sia in Asia Centrale. I due capitoli forniscono un’interpretazione filosofica e culturale delle ragioni, dei fattori e delle condizioni per la sacralizzazione del paesaggio, le interpretazioni dei concetti di “paesaggio sacro” nella letteratura occidentale e centro-asiatica e la storia di questo concetto in archeologia. Nel dettaglio, la valle del fiume Ishim e la regione dei laghi Tengiz-Korgalzhyn sono state soggetto di studio accurato per l’individuazione dei processi di sacralizzazione: fattori economici, politici e di disponibilità delle risorse naturali sono stati intersecati con cause sociali e ragioni di natura esclusivamente culturale.

Uno studio completo basata sul concetto di “Paesaggio culturale” richiede un approccio multidisciplinare utilizzando diversi metodi di analisi: cartografia, toponomastica, archeologia, metodi storici, epigrafia, numismatica, geografia, geologia e altro. Ma quando si parla di paesaggio sacro, è assolutamente necessario approfondire anche il concetto di “paesaggio non sacro”. Ma questo aspetto sembra essere, in relazione alla steppa del Saryarka, molto sfuggente, difficile da identificare, occulto e nascosto dalla materialità del quotidiano. L’intero paesaggio terrestre infatti contiene e conserva tracce di secolari mutamenti di cultura e ideologia, e quando si cerca di comprendere il sacro e il profano si possono citare le parole di Mircea Eliade: All the definitions given up till now of the religious phenomenon have one thing incommon: each had its own way of showing that the sacred and religious life are the opposite of the profane and the secular life. But as soon as you start to fix limits to the notion of the sacred you come upon difficulties difficulties both theoretical and practical(Eliade 1974: 1).

Gli studiosi oggi ammettono che è più difficile identificare un paesaggio non sacro che un paesaggio sacro. Anche se il sacro può non avere confini netti e precisi e chiare prove di rituali che si svolgevano non siano così certe, oggi è generalmente accettato che le culture del passato fossero meno rigide nella loro divisione tra vita religiosa e vita quotidiana, poiché la religione era parte integrante della loro quotidianità.

Il quinto capitolo è dedicato allo scavo del tumulo funerario di epoca saka (I millennio a.C.) di Kuygenzhar. L’enorme tumulo è qui considerato alla stregua di un tempio, un sacro centro della prima età del ferro. La sua struttura era molto complessa: la fossa funeraria (2,2 x 1,8 m; altezza 1 metro circa) si trovava ad una profondità di 5 m dalla superficie moderna del terrapieno, mentre da est correva un lungo corridoio d’ingresso, o dromos, lungo 6 m. Il corridoio era interrato e scendeva a gradini fino ad una profondità di 3,5 m rispetto al livello della superficie antica. Purtroppo saccheggiata e parzialmente distrutta nel passato, la camera di deposizione ha restituito alcuni frammenti ossei e diversi manufatti in metallo che hanno permesso di datare il tumulo al VI – V secolo a.C. Nel riempimento del tumulo sono state rinvenute sette sepolture di epoca moderna. Si tratta di tombe di individui di fede musulmana che non trovarono posto, per ragioni difficili da spiegare, nel cimitero islamico che ancora oggi è a fianco del complesso sacro e funerario di epoca saka di Kuygenzhar.

Il tema dello studio dei resti archeologici e antropologici di epoca moderna e contemporanea, connessi agli abitati dei diversi gruppi etnici che oggi formano il popolo kazakho, è l’argomento del capitolo sesto dove viene descritto lo scavo dell’accampamento estivo (kyztau) di Sarkyrama. Per la prima volta in tutta la regione del Saryarka un accampamento di allevatori mobili è stato scavato e pubblicato. Il testo anche in questo caso è corredato di numerosi disegni e foto. Anche Sarkyrama può essere considerato un villaggio inserito in un paesaggio sacro dal momento che nei pressi dell’accampamento sono state rinvenuti tumuli funerari di epoca saka e testimonianze scritte citano questo luogo in relazione ai condottieri kazakhi di epoca medievale Abylai Khan, Sali Khan e Kenesary Khan. Una località, quindi, dotata di una “aura sacra” per la presenza di risorse (acqua e pascoli), perché crocevia di vie commerciali e perché protetta dagli antenati che controllano il territorio con le loro tombe a tumulo.

Un altro capitolo della monografia è dedicato alla storia delle prime spedizioni esplorative nel territorio delle steppe kazakhe. Il viaggio di I.P. Shangin (1816) fu un’importante campagna di esplorazione nel periodo della Russia zarista avente lo scopo di cercare risorse minerarie nel territorio che in quel periodo era denominato “Kirghizistan” e identificare percorsi convenienti attraverso la steppa in direzione dell’Asia centrale e del sud del continente euroasiatico. I.P. Shangin, esploratore, geologo e botanico (1745-1816), ha tramandato numerose informazioni di altrettanto numerose località da lui esplorate, come luoghi naturali, antiche rovine, mantenendo di essi la toponomastica locale e ricordando leggende e miti.

Il capitolo ottavo è rivolto allo studio dei memoriali di culto lungo il fiumi Ishim datati al periodo del khanato kazakho. Esso contiene una descrizione dell’importante necropoli di Karaotkel (letteralmente: il guado nero): uno dei sepolcreti più antichi e famosi all’interno della capitale Nur-sultan, situato sulla riva destra del fiume Ishim (Esil, in kazakho). Il cimitero, oggi aperto al pubblico, è formato da più di 10 mila tombe di epoche diverse. Le più antiche iscrizioni funerarie sono qui datate all’inizio del XVII secolo, mentre le più tarde alla metà del XX secolo.

Nel nono capitolo dal titolo “La steppa del Saryarka come territorio etnico dello stato kazakho”, vengono descritti i numerosi complessi funerari e commemorativi del periodo compreso tra XVI e XVII secolo per supportare, anche con l’ausilio di dati etnografici e epigrafici, il carattere sacro della regione steppica del Saryarka. Il Saryarka è stato uno dei principali territori dove è avvenuta l’etnogenesi del popolo kazakho e dove si formò la prima espressione statale kazakha.

La regione del Saryarka si presenta quindi come uno speciale luogo dal carattere sacro e il suo paesaggio culturale è il risultato dell’attività millenaria di generazioni di individui. Ogni epoca storica ha lasciato in questo ampio territorio siti dal carattere sacro: luoghi di culto, di preghiera e necropoli, pascoli difesi dagli allevatori e sorgenti protette dai nemici e dagli stranieri, tombe e mausolei sulla cima delle colline per contrassegnare il territorio e le sue risorse, petroglifi sulle rocce, strade, ponti, ripari e ricoveri per pellegrini, ma anche per animali. Tutti i siti trovati nel corso dei tre anni di progetto sono stati studiati e analizzati sotto molteplici punti di vista e vengono presentati in questo libro.


* Questo volume è stato pubblicato con un contributo del Progetto MIUR “Studi e ricerche sulle culture dell’Asia e dell’Africa: tradizione e continuità, rivitalizzazione e divulgazione”.
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